i Friedkin sono molto vicini ad acquisire le quote di maggioranza dell’Everton, che diventerebbe dunque il terzo club a gravitare nella loro orbita, dopo la Roma e il Cannes. La società francese gioca in National 2, il quarto livello del calcio transalpino, e dunque quell’acquisizione non ha destato preoccupazioni; quella dell’Everton, che naviga sì nella parte medio bassa della classifica, ma della Premier League, campionato più competitivo, importante e soprattutto ricco al mondo, ha invece fatto porre qualche giusto interrogativo, perché mantenere due club di questo livello non sembra cosa agevole e perché, da un certo punto di vista, preferire quello inglese potrebbe non essere illogico, visti i ricavi a cui può accedere e il nuovo stadio che presto sarà realtà, al contrario del progetto quello della Roma che in questi giorni si è impantanato per l’ennesima volta.
Non eravamo più abituati a un mese di giugno così tranquillo. Dopo anni in cui in queste settimane si rincorrevano notizie su cessioni necessarie a raggiungere una certa soglia entro il famigerato giorno 30, questa volta si sta navigando su una calma piatta: i tagli operati in questi mesi sia nel settore sportivo che in altri hanno migliorato i conti in modo sensibile o comunque sufficiente per non preoccuparsi troppo. Non è ben chiaro se non ci sia proprio nulla da dover fare per presentare all’UEFA un bilancio accettabile (il settlement Agreement è ancora lì, nonostante il paletto del transfer balance, quello che più interessa, sia stato superato), ma se mai si dovrà fare qualcosa sarà di entità davvero piccola, quasi trascurabile fino al momento in cui quelle operazioni saranno portate a termine.
E così ci si può già concentrare sugli arrivi, ma da questo punto di vista la Roma è altrettanto ferma: portato a casa il riscatto di Angelino entro i termini stabiliti, per ora si tratta solo della solita lista di ruoli da coprire e della solita girandola di nomi con poca concretezza intorno. Una concretezza che invece si sta vedendo su un altro piano affaristico, quello societario:
Premesse che, oggettivamente, possono non indurre all’ottimismo, ma quante volte, proprio nel calciomercato, queste premesse sono state poi smentite da questa società con i fatti? Quante volte cose apparentemente illogiche sono poi diventate realtà? Per quella che è la comunicazione – nulla, a prescindere che la si trovi ragionevole o irragionevole – della proprietà, dall’esterno si possono fare solo associazioni di idee e costruire rapporti di causa-conseguenza sulla base di presupposti minimi, ma è comunque da considerare il fatto che chi vuole aspirare ad avere addirittura tre società nel calcio europeo possa avere dei piani la cui complessità vada anche oltre l’apparente comprensione di chi guarda da fuori. E che, guardando, non può decidere nulla: si può solo attendere, come si attende il prossimo terzino destro o il prossimo centravanti. Che arriveranno, come arriverà la fine di questa vicenda societaria, dopo la quale tutto sarà più chiaro.
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