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Empoli Roma Termina 2-1 al Castellani, Derossi amareggiato

Tutto quello che (non) doveva succedere ancora era già successo ben prima del calcio d’inizio della sfida del Castellani, con l’Atalanta ancora piena di energie dopo una stagione logorante quanto quella della Roma e, pur con zero motivazioni, capace di dare un 3-0 al Torino che qualcosa da chiedere lo aveva e di chiudere, quindi, anche l’ultima porta per la Champions League per la Roma. Dunque Europa League doveva essere ed Europa League sarà, sempre a quella soglia di 63 punti che sembra essere diventata maledetta: è il quarto anno di fila che sul campo i giallorossi conquistano questi punti e, se questa non è la certificazione che questo gruppo vale questo risultato, ci si dovrebbe dare una chiara risposta domandandosi il contrario, cosa che nessuno dei tre allenatori passati di qui in questo segmento di storia recente della Roma è riuscito a fare. 

E non c’è riuscito neanche De Rossi, che con i fatti ha dimostrato di ritenere a livello sufficiente molti meno giocatori di quelli che ha voluto far credere di considerare realmente in questi quattro mesi e mezzo di lavoro, risultando via via sempre più sottilmente critico verso quel gruppo definito “fortissimo” all’alba della sua avventura giallorossa. Il capolinea di questa stagione ha portato affermazioni come “ci sono troppe cose da migliorare” e “avevo capito da un pezzo che non saremmo arrivati quinti”: De Rossi sa scegliere le parole e dalle parole che ha scelto traspare molta meno positività di quella mostrata quando è arrivato, anche perché 130 giorni sono più che sufficienti per capire quello che va (non tantissimo) e quello che non va (non pochissimo).

Non è stato al Castellani il primo passo “per diventare grandi” e da questo il tecnico è apparso molto, forse troppo (anche non limitandosi al pratico) deluso. Che sia una strategia comunicativa uguale e opposta a quella più accomodante delle prime settimane è, per quanto credibile, un’ipotesi; quel che non lo è la differenza di rendimento, numerico e non, della Roma da quando c’è lui, che non ha raggiunto i suoi obiettivi per limiti strutturali palesati dall’ingorgo di impegni, ma che senza di lui non avrebbe, probabilmente, neanche potuto provare a centrarli. Per questa stagione tanto era sufficiente (a De Rossi, non alla Roma tutta), ma la consapevolezza di dover fare meglio di così è chiaramente nella testa del tecnico, che da quando ricomincerà l’attività agonistica (perché di agonistico, venerdì a Perth, ci sarà veramente poco) avrà piena responsabilità di quel che sarà il lavoro in campo. Per come si erano messe le cose, quest’anno a lui bastava poterci provare: il primo obiettivo del prossimo anno sarà poter non dire “per come si erano messe le cose”. E quel “63” sta lì a ricordare che non è facile per niente.

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