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Zbigniew Boniek smentisce tutto: “Io al posto del CEO Berardi? Fake news, non so niente”

Zbigniew Boniek è stato accostato alla Roma come possibile erede del CEO Pietro Berardi, il quale ha interrotto il suo rapporto con la società capitolina nella giornata di ieri. La notizia però non trova conferma, tanto da essere stata smentita da Boniek stesso: “Fake news”, il messaggio scritto dal vice presidente della UEFA sul proprio profilo Twitter.

Boniek è intervenuto ai microfoni dell’emittente radiofonica Centro Suono Sport 101.5 ha ribadito la sua posizione sulla vicenda. Inoltre ha parlato anche di Roma-Udinese e della sfida di giovedì contro il Feyenoord. Ecco le sue dichiarazioni.

Sei stato accostato alla Roma come possibile sostituto di Berardi, è vero?
“È totalmente una fake news perché non so niente, non ho la più pallida idea… Qualcuno mi ha chiamato stamattina chiedendomi se avevo letto ma non so niente. Piuttosto mi piacerebbe parlare di Rui Patricio che ha parato un calcio di rigore molto, molto importante, perché la Roma ha giocato bene, ha vinto, ma se non avesse parato il rigore si sarebbe potuti andare verso un pareggio perché le partite ogni tanto cambiano. È stata una vittoria, contro l’Udinese, importantissima per l’ambiente, per la squadra, per Mourinho, insomma per tutti quanti. Io ogni tanto ho l’idea che noi qui critichiamo un po’ troppo la squadra”.

La rosa della Roma.
“Penso che questa squadra sta facendo delle cose che sono al limite delle sue possibilità, più di andare tra i primi 4 posti questa squadra, con i giocatori che ha, è molto difficile. E se la Roma vince giovedì arriva in semifinale di Europa League. Ogni tanto osservo i calciatori, le interviste e il loro modo di fare e dico che oggi gli stessi calciatori se la tirano un po’ troppo, sembra che siano delle star mondiali, che hanno persone intorno che si occupano di public relations… Noi eravamo più normali (ride ndr), potevamo andare a pranzo insieme, potevamo parlare con chiunque”.

Voi uscivate dalla tribuna Monte Mario a piedi.
 “Io uscivo chiudendo in pratica lo Stadio Olimpico perché ero molto lento, poi mi aspettava sempre il padre di Giovanni Malagò, Vincenzo. Andavamo a piedi verso la macchina, poi raggiungevamo un parco per prendere un caffè e infine mi lasciava a casa. A me è successo un paio di volte quando ero presidente della federazione polacca. In quel periodo ero vicino alla squadra e cercavo di supervisionare il tutto e ogni tanto entravo e vedevo questi giocatori, anche quelli che giocano in Italia, con un atteggiamento da star. Serve un po’ più di umiltà ragazzi, guardatevi allo specchio, più siete umili più giocherete meglio a calcio. Oggi non è facile gestire i calciatori. Tornando alla Roma contro l’Udinese mi è piaciuta molto, in una partita a grandissimo rischio ed è andata bene, sono contento”.

Il Feyenoord.
“La Roma è più forte del Feyenoord che comunque gioca un calcio allegro, è una squadra che va avanti e ti lascia giocare. La Roma si è un pochino limitata a chiudere gli spazi e all’improvviso è arrivato un rigore che nessuno si aspettava. Se il capitano lo avesse segnato sarebbe stata un’altra storia, forse oggi saremmo stati più tranquilli”.

Tu battevi i rigori?
“Io li ho battuti dappertutto tranne che a Torino dove c’era il mio amico Platini”.

A Roma li tiravi?
“Ho tirato 4-5 rigori e ho sbagliato una volta sola a Saragozza, durante una partita di coppa. Ma i rigori si segnano e si sbagliano, non si può crocifiggere un calciatore per l’errore. Quando contro l’Udinese ho visto tirare Cristante ho pensato a quando avesse tirato l’ultimo rigore. Ho pensato, chi potrebbe tirare il rigore se non lo tira Pellegrini? E non ho trovato un rigorista in squadra in grado di convincermi al 100%. Tornando al Feyenoord sarà una partita difficile che devi vincere con due gol di scarto per evitare i rigori. Vediamo, siamo pronti per vedere questa partita davanti ad uno scenario molto bello”.

Andrai allo stadio?
“Sì, ci sarò”.

Ti ha invitato Friedkin:
“No, non mi ha invitato lui”.

Boniek uomo di campo.
“È giusto, ho un’esperienza nel mondo del calcio e poi non mi piace parlare perché nella vita proporsi è brutto”. 

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